La Sicilia diventa bizantina


L'uccisione di Amalasunta, figlia di Teodorico, accentuò il contrasto tra Goti e Romani, accelerando il loro processo di decadenza. Di ciò approfittò Giustiniano che ordinò a Belisario d'iniziare l'occupazione della Sicilia. Lo sbarco avvenne nel 535 d.C. a Catania, che fu soggiogata senza colpo ferire. Gli stessi siciliani favorirono l'impresa perché speravano nella restaurazione di un regime più confacente alle proprie tradizioni religiose e culturali, e l'invasione si effettuò con grande rapidità. Nel giro di un anno i maggiori centri dell'Isola, tra cui Siracusa e Palermo, uniche città che opposero resistenza, caddero in mano ai Bizantini.

Con la fine della guerra tra Goti e Bizantini l'Italia intera venne annessa all'Impero romano d'Oriente. La Sicilia non entrò a far parte della Prefettura del pretorio d'Italia che nel 584 con la riforma di Maurizio divenne un Esarcato, costituendo una provincia indipendente. Essa era amministrata da un governatore civile che dipendeva direttamente dal Quaestor Sacri Palatii, mentre l'esercito era affidato a un dux. Successivamente i poteri civili e militari vennero accentrati nelle mani dello strategos, comandante civile e militare delle province bizantine da Eraclio in poi.

Durante il periodo bizantino la Sicilia subì una profonda trasformazione politico-militare ed una pesante tassazione che impoverì la popolazione.

Per tale motivo papa Gregorio Magno che nella zona pedemontana dell'Isola, aveva numerosi possedimenti ereditati dalla madre e che aveva destinato all'espansione del monachesimo benedettino, in una lettera del 595 all'Imperatrice Costantina scrisse: «In Sicilia con scellerate vessazioni, s'impadroniscono dei beni di ciascuno, piantando degli standardi sopra tutti i terreni e sopra tutte le case, senza cognizione di causa... Fatene dunque... su tosto consapevole l'imperator vostro sposo, perché tolga via dalla sua anima un grande e grave peso di colpa dal suo impero e dai figli suoi».

Nel latifondo, comunque, scomparve la schiavitù e di contro nacque la servitù della plebe formata dai coloni miseri e si venne articolando una piccola proprietà con la conversione del tributo dei coloni in enfiteusi. Le condizioni dei contadini non poterono migliorare perché le coltivazioni si ridussero al frumento e alla vite e poco veniva curato l'ulivo; né vi era alcuna forma di produzione destinata all'esportazione.

A metà del VII secolo anche la Sicilia venne sconvolta dalle controversie religiose, con la diffusione del monotelismo - dottrina cristologica nata in Oriente nel VII secolo che asseriva l'unicità di operazione e di volontà in Cristo (dal greco monos = solo, e thélein = volere); ideata dal patriarca

L’unico vantaggio della presenza bizantina sull’isola, se così possiamo definirlo, fu il cosiddetto “risveglio artistico e culturale”.

Il risveglio artistico culturale sì espresse soprattutto attraverso il rinnovamento di antichi edifici di culto: gli antichi tempi pagani divennero basiliche cristiane; sorsero chiese in lungo e in largo su tutto il territorio.

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